A giudicare dalle anticipazioni diffuse sul Corriere della Sera, il libro di Luciano Spalletti – “Il paradiso esiste…ma quanta fatica” – è destinato a far discutere parecchio. Non solo i veleni su Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli e causa della “fuga” dello stesso Spalletti dalla città partenopea: oggetto dei clamorosi retroscena del Ct azzurro pure due popolari showgirl e conduttrici, Ilary Blasi e Wanda Nara. Compagne, all’epoca, dei capitani di Roma e Inter, due squadre allenate dal tecnico di Certaldo: Francesco Totti e Mauro Icardi. Vere e proprie bordate, quelle riservate da Spalletti a entrambe.

Spalletti: “Ilary Blasi non sarà mai per me una nuora”

In un passaggio del libro dedicato all’arcinota querelle con Francesco Totti, poi ricomposta con la sospirata pace, Spalletti affonda il colpo nei confronti dell’ex compagna del capitano giallorosso. “Totti è stato idolatrato a Roma e questo probabilmente lo ha ‘viziato’ un po’, gli ha impedito di percepirsi diversamente. Francesco per me sarà sempre come un figlio, allo stesso tempo la sua ex moglie non sarà mai per me come una nuora“.

E ancora: “Quando lei mi offese gratuitamente presi ancora più consapevolezza di quanto fossi un uomo fortunato ad avere al mio fianco una compagna molto intelligente, che mai mi ha messo in imbarazzo intromettendosi con così tanta arroganza e maleducazione nel mio lavoro. Può capitare, nel corso di una vita, di essere un piccolo uomo o una piccola donna. Certamente lo è stata lei quando si è permessa di rivolgersi a me in quel modo. Cosa della quale — immagino — si sarà pentita”.

Il terremoto nell’Inter di Spalletti a causa di Wanda

Ce n’è anche per Wanda Nara, che durante la seconda stagione di Spalletti all’Inter provocò scompiglio con alcune sue esternazioni. “Il passaggio veramente critico all’Inter fu quando Wanda Nara, la moglie del capitano, andò a dire in televisione cose che non avrebbe dovuto dire contro i compagni di squadra di Mauro”, ammette Spalletti nel volume scritto con Giancarlo Dotto.” È vero che era il suo procuratore, però era anche sua moglie. Era febbraio 2019, ci trovavamo nel bel mezzo del campionato. Fu devastante. Non avevo scelta, dovevo fare qualcosa per la squadra, dovevo proteggerla”.

La situazione era critica: “Lo spogliatoio era rotto e non si poteva fare come Ponzio Pilato, bisognava schierarsi. Io sono un allenatore-chioccia, devo sempre tutelare i miei giocatori, è più forte di me. Da chioccia ci metto un istante a diventare tigre. La mattina successiva furono diversi i calciatori a venire nel mio ufficio a parlarmi di questa vicenda. C’era anche Handanovic, un uomo verticale, dalla personalità di ferro. Insomma, non si poteva far finta di nulla, né si poteva stare li a incollare i pezzi. Non c’era verso. Tant’è. La grande maggioranza dei tifosi lo capi e mi sostenne. Che io non sapessi tenere uno spogliatoio e non sapessi gestire i campioni fu più che mai una critica ingiusta e gratuita”.

La discussione con Icardi e la fascia di capitano tolta

L’intervento di Spalletti si rese necessario, a un certo punto: “Quando, cioè, mi resi conto che la debolezza del nostro capitano si chiamava Wanda e rischiava di portare a fondo tutto il gruppo. E questo non potevo tollerarlo. Mauro in quel momento stava attraversando un momento calcisticamente difficile, le cose non giravano come avrebbe voluto. Non riusciva a segnare come faceva di solito. Lei disse che, se si voleva che Icardi facesse più gol, bisognava acquistare giocatori che lo aiutassero a farli. Avere giocatori migliori, insomma, il concetto era questo. Insopportabile. Una bomba”.

Dalle conseguenze potenzialmente devastanti: “Era una di quelle dichiarazioni che non si potevano liquidare con un WhatsApp, una storia su Instagram o un like; per rimettere le cose a posto occorreva parlare guardandosi negli occhi, alla vecchia maniera. C’era un solo modo per evitare una guerra nello spogliatoio: le scuse di Mauro Icardi. Non arrivarono mai. Il giorno dopo chiesi al capitano, davanti a tutti i compagni, di spiegare le parole di Wanda Nara. Di giustificarle in qualche modo. Mi sembrava il minimo, come forma di rispetto per gli altri”.

Ma Icardi non sfrutto l’occasione: “Mauro rispose che a parlare non era stata la moglie Wanda, ma il suo procuratore Nara, e che l’aveva fatto esclusivamente a questo titolo. Era impossibile gestire la situazione. Non c’era verso. Dovetti dirgli due cose, togliergli la fascia di capitano e darla ad Handanovic. Il consenso della società c’era, ma era silente. Lui la prese male, molto male. Di fatto, per non perdere la squadra, persi Icardi, l’uomo e il calciatore. Trovavo umiliante per tutti i tifosi nerazzurri dover mediare con un calciatore per convincerlo a indossare la maglia dell’Inter”.

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