La domenica diversa dei fratelli Inzaghi ha due facce: quella felice di Pippo, che si prende la rivincita più bella della carriera riportando in A il Pisa dopo 34 anni, e quella tormentata di Simone che frigge in attesa di un finale di stagione incertissimo che potrà regalare tanto gioie quanto dolori spaventosi. Nonostante il ko in casa del Bari, infatti, i nerazzurri toscani centrano la promozione in anticipo grazie al crollo dello Spezia.

L’altalena dei fratelli Inzaghi

C’erano una volta SuperPippo e Inzaghino. Il primo era il campione affermato, goleador di Juventus, Milan e Nazionale. L’altro era il fratello minore, solo Simone per quasi tutti perchè l’Inzaghi vero era l’altro. Un dualismo durato fin quando i due hanno giocato ma che ha finito con l’invertirsi nelle carriere da allenatori. Lo scudetto conquistato da tecnico dell’Inter fu la ciliegina sulla torta del sorpasso. L’Inzaghi vero divenne l’ex Lazio mentre Pippo sperimentò per la prima volta la novità, era diventato “il fratello di Simone”.

Legatissimi da sempre, i due Inzaghi da piccoli vivevano con mamma Marina e papà Giancarlo nella splendida villa a San Nicolò, il paese da dove hanno iniziato a tirare entrambi i loro primi calci da bambini. Il mondo per tutti e due allora era un pallone e la “buca” un campetto di cemento (senza porte tra le scuole elementari e medie su cui giocare giornate intere, insieme ad altri coetanei; e poi i tornei estivi di Ferriere dove Pippo e Simone con i genitori soggiornavano in estate e vincevano partite e segnando gol a raffica; si aggiudicavano coppe e trofei in quella località che ancora ricordano come il loro luogo dell’anima. La gente li ammirava già allora prima che sfondassero entrambi nel calcio.

Prima dei successi da allenatore con la Lazio e poi con l’Inter, Simone Inzaghi ha giocato per 12 anni in Serie A tra Piacenza (il primo anno) e soprattutto Lazio, club nel quale ha militato per quasi tutta la carriera, vincendo anche lo scudetto nel 2000, tre Coppe Italia e due Supercoppe Italiane, più alcune parentesi in prestito alla Sampdoria e all’Atalanta. Con i biancocelesti ha messo a segno 55 reti in 196 partite: tra le più importanti ci sono sicuramente le quattro segnate in una sola notte il 14 marzo del 2000 in Champions League contro il Marsiglia, ma anche quella segnata il 5 maggio 2002.

Simone Inzaghi e quel gol il 5 maggio

Bella nemesi al rovescio per Simone: fu tra coloro che strapparono dal petto dell’Inter un tricolore che sembrava già cucito sul petto di Ronaldo e della squadra all’epoca allenata da Cuper tra le lacrime di Materazzi e di tutto il mondo nerazzurro. Poi fu lui ad appuntarsi lo scudetto interista, il primo da allenatore.

Il primo sorpasso di Simone a Pippo

Da giocatore l’aveva invece strappato a Pippo, nel 2000. Mentre il fratello annegava nel diluvio di Perugia, con la Juve sconfitta 1-0 dopo la sospensione per pioggia, Simone segnava alla Reggina su rigore il primo dei tre gol che avrebbero laureato la Lazio campione d’Italia all’Olimpico. Il primo “sorpasso” a Superpippo. “Per i miei genitori è stato un pomeriggio difficile – disse lui all’epoca – Sapevano che uno dei due sarebbe diventato campione d’Italia. Mi ricordo subito che chiamai i miei genitori e da loro percepivo solo felicità. Pippo la prima cosa che mi disse fu: ‘cosa abbiamo combinato’, buttarono lo scudetto a Perugia”.

Uguali e diversi i due Inzaghi: Pippo più frenetico, meticoloso, maniacale, attento all’alimentazione e soprattutto concentrato sulla partita già due giorni prima dell’incontro; Simone all’apparenza più tranquillo caratterialmente e Roma sembrava fatta apposta per lui, al contrario di Milano che non si ferma mai. Da bomber hanno sempre detto di ispirarsi a Van Basten, Paolo Rossi e all’ex nerazzurro Altobelli. Da allenatori si era invertito il destino dei due fratelli ma oggi la copertina va a Pippo.

La carriera di Pippo

Quando il Milan lo chiamò nell’estate del 2014 per affidargli la panchina che nella stagione precedente fu prima di Allegri e poi di Seedorf, le cose non è che andarono tanto bene: 52 punti totali, frutto di 13 vittorie, 13 pari e 12 sconfitte, buone per garantirsi un decimo posto finale che portò a un addio inevitabile, al netto di tutta la stima, l’affetto e la riconoscenza accumulate nel tempo.

La triste fine dell’avventura sulla panchina rossonera convinse Pippo a ripartire dal basso, anche per cercare di trovare nuovi stimoli e provare a guardare verso nuovi orizzonti. Venezia nell’estate del 2016 rappresentò il luogo perfetto dove far scoccare di nuovo la scintilla: squadra ben organizzata e senza nomi altisonanti, l’ideale per sviluppare un concetto di gruppo capace di esaltarsi e di andare oltre le proprie possibilità. Con Gejko e Moreo unici calciatori capaci di andare in doppia cifra, ai lagunari riuscì l’impresa di conquistare il double, cioè la vittoria in campionato e quella in Coppa Italia (indolore il ko. in Supercoppa).

Inzaghi si prende la sua rivincita e l’anno dopo in B per poco non sfiora un altro bersaglio grosso: chiude quinto garantendosi un posto nei play-off, che apre battendo senza appello il Perugia (3-0) salvo poi doversi fermare contro il Palermo in un doppio confronto di semifinale tirato come pochi.

A Bologna però le sue gesta non passano inosservate: Pippo viene chiamato a sostituire Roberto Donadoni, il tecnico che per ultimo lo aveva chiamato in nazionale 11 anni prima. In Emilia però le cose non vanno come sperato: ancora una volta la Serie A respinge il maggiore dei fratelli Inzaghi, che viene esonerato dopo 21 giornate quando si trova al terzultimo posto. Mihajilovic, che già l’aveva sostituito al Milan 4 anni prima, porta i felsinei in salvo e convince Pippo a ripartire ancora dalla B.

A Benevento arriva l’ennesimo capolavoro: è la stagione tristemente ricordata per lo stop imposto dal Covid a marzo, ma in terra sannita già erano pronti i festeggiamenti, solo rimandati (e in tono evidentemente minore) in piena estate. Seguono anni bui con Brescia, Reggina e Salernitana. Poi arriva la chance col Pisa e qui Inzaghi torna ad essere Superpippo. Storica promozione e…sorpasso a Simone. I due – salvo colpi di scena – si ritroveranno da avversari l’anno prossimo in A.

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