
Ci sono voluti 42 minuti. Lunghi, interminabili. Alcuni dei quali, 22 per la precisione passati in apnea dopo il gol di De Vrij a Como. Lungo la schiena di una città, Napoli, un brivido. La paura di non farcela. La stessa che aveva accompagnato domenica scorsa quell’altalena infinita di emozioni al susseguirsi di gol di Inter-Lazio. Che pacchia lo scudetto di due anni fa, avrà pensato qualcuno. Vinto alle idi di maggio, ipotecato quasi a Natale.
Un’altra storia, un altro campionato, un’altra cavalcata. Per questo ci voleva un cavaliere scozzese tal McTominay per far cadere ogni resistenza di Sherri che per una notte pareva un incrocio tra Zamora e Buffon, praticamente imbattibile. Poi è arrivato il cross del solito Politano, parabola perfetta, a mezza altezza. Lo scottish dal capello biondo si inarca, va in acrobazia. Troppo bella da vedere la girata. Anche per Sherri che stavolta si arrende.
In quello stesso istante il Maradona esplode diventando denotatore per tutta la città. Manca ancora tutto un tempo, ma c’è la sensazione che il più sia fatto. Eppure serve un altro gol. Per stare sicuri perchè i fantasmi, gli spettri del pari col Genoa aleggiavano ancora a Fuorigrotte. Ed allora serve la firma di un altro campione. Detto, fatto. Il tempo di una sosta engli spogliatoi. Big Rom prende fiato, poi prende palla, Se ne va di potenza e di velocità, irride Mina e trafigge di nuovo Sherri.
L’apoteosi è servita. Da quel momento nulla sarà più come prima. Il Napoli e Napoli contano minuti e secondi che separano dal triplice fischio finale. C’è gloria per tutti o quasi. Protagonisti, campioni, la classe operaia. Titolari e panchinari, almeno sulla carta. Proprio lì vicino c’è l’artefice di tutto. Si chiama Antonio Conte. “Chi vince scrive la storia” aveva detto. Lui l’ha fatto ancora. L’aveva fatto con la Juventus, aveva concesso il bis con l’Inter, nel mezzo aveva fatto pure l’eroe dei due mondi prendendosi una Premier, così tanto per gradire.
Un altro scudetto per lui, un altro per De Laurentiis. Due caratteri particolari, destinati a incontrarsi e scontrarsi e forse allontanarsi. Ma non è tempo per parlare di questo. E’ tempo solo di fare festa. Napoli canta, lo ha sempre fatto. Da ieri sera ancora di più. E come direbbe il grande Pino Daniele: “Je so’ pazzo, Je so’ pazzo, Nun nce scassate…”.