Chiamatelo pure Real Brasile. Sì, perché la Seleçao che ha in mente Ancelotti, quella che ambisce a conquistare il sesto Mondiale della sua storia, si ispirerà proprio ai blancos. A pochi giorni dal debutto sulla panchina della Canarinha, Re Carlo svela quando ha capito che la sua avventura al Bernabeu era ormai giunta al capolinea.

Brasile, missione Mondiale: la sfida di Ancelotti

Intervistato dal quotidiano spagnolo Marca, Ancelotti ribadisce cosa lo ha spinto ad accettare la corte serrata del Brasile. “La risposta è semplice: perché è la squadra migliore del mondo. Lo dicono le cinque stelle sulla maglia”. E si torna sulla questione Italia. “Non mi hanno mai chiamato. Poi ora è allenata da Spalletti, un amico e un grande allenatore”.

Carletto si sta calando nella nuova realtà del calcio sudamericano. Dopo le prime attese convocazioni, ha assistito alla partita di Coppa Libertadores del Botafogo contro l’Unión de Chile e, ancora, l’atmosfera (e il traffico) di Rio de Janeiro, dove è scortato da quattro guardie giurate che seguono i suoi spostamenti in città. “Sono sempre stato attratto dal Brasile, dal suo calcio e dalla sua gente. Il mio obiettivo è portare la sesta Coppa del Mondo in questo Paese, sono convinto che possiamo riuscirci”.

Perché ha deciso di lasciare il Real Madrid

Già in passato il tecnico emiliano era stato vicino ai verdeoro, ma la priorità è sempre stata data al Real Madrid, che considera casa. “Quando mi è stato offerto il rinnovo, non ho avuto esitazioni”.

Ma capita che le storie d’amore, anche le più belle, possano avere una fine. È la vita, bisogna metterlo in conto. Ancelotti ha realizzato che i titoli di coda erano giunti dopo la disfatta in Champions League con l’Arsenal. “La squadra non girava, ne abbiamo parlato e siamo arrivati alla decisione di salutarci”.

Il Brasile in stile Real di Carletto

È ciò che immagina Re Carlo. E non si riferisce certo al modulo, che sarà poi disegnato su misura in base alle caratteristiche dei calciatori. “Perché ognuno deve esprimersi al meglio” sottolinea. L’ex Milan e Napoli si riferisce alla mentalità, all’atteggiamento, allo spirito. “Il mio Brasile giocherà come il Real Madrid. Ma non come il Real di quest’anno, sia chiaro. Come quello dell’anno scorso”.

Che ha vinto tutto. Insomma, Ancelotti è carico. Il countdown per l’esordio è già scattato: si giocherà nella notte tra il 5 e il 6 giugno a Guayaquil, contro l’Ecuador, poi il debutto in casa a San Paolo, quando – tra il 10 e l’11 giugno – alla Neo Química Arena farà scalo il Paraguay. In ballo c’è la qualificazioni ai Mondiali del 2026, quei Mondiali che il neo-ct del Brasile vuole conquistare.

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